LA DONNA CHE SBATTEVA NELLE PORTE

LA DONNA CHE SBATTEVA NELLE PORTE

Categorie: 2010 - 2012
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Prosa

Teatro dell’Archivolto
LA DONNA CHE SBATTEVA NELLE PORTE
di Roddy Doyle
con MARINA MASSIRONI
regia Giorgio Gallione

scene e costumi Guido Fiorato
luci Aldo Mantovani

Per il regista – che in passato si è confrontato con le opere di diversi scrittori, da Italo Calvino a José Saramago, da Daniel Pennac a Stefano Benni (con i quali porta avanti da anni una solida collaborazione), da Ian McEwan a Luis Sepulveda – si tratta di un progetto lungamente accarezzato, che ha preso forma grazie all’incontro con Marina Massironi. L’attrice, David di Donatello e Nastro d’argento per il film di Silvio Soldini Pane e Tulipani, nota al grande pubblico per il suo sodalizio con Aldo, Giovanni e Giacomo, alterna da sempre il teatro al cinema e alla televisione – la ricordiamo sul palco con Giampiero Ingrassia per Harry ti presento Sally, con Margherita Buy e Isabella Ferrari nello spettacolo di Cristina Comencini Due partite, con Antonio Catania in Sottopaga non si paga, diretta da Dario Fo; ora con l’interpretazione di La donna che sbatteva nelle porte si confronta per la prima volta con un monologo, e con un tema tra i più delicati ed attuali, la violenza sulle donne.

Bellissimo e struggente, narrato con una rara capacità di descrivere e analizzare l’universo femminile, il libro di Roddy Doyle, da cui Giorgio Gallione ha tratto un fedele adattamento teatrale, è un viaggio duro ma vitalissimo in una vicenda potentemente contemporanea. E’ la storia di Paula, una donna di 39 anni con già troppa vita alle spalle. Padre misogino e madre sottomessa, Paula già da adolescente ha voglia di fuggire da una famiglia che non la sa amare e da una scuola che la etichetta come una ragazzina stupida e amorale. Tutto cambia quando, qualche anno dopo, Paula diventa la “signora” Spencer, la moglie di Charlo, il bello del quartiere, sicuro, vincente, carismatico. Lui la fa sentire amata, rispettata, temuta. Charlo è la felicità, il sesso, la speranza, il riscatto. Poi arrivano i figli, Charlo perde il lavoro e la vicenda precipita improvvisamente nelle profondità di un dolore fisico e psicologico, dove lo sbattere la testa nelle porte diventa per Paula metafora per nascondere la violenza subita dal marito. Così la vita con l’alcolizzato Charlo, poco alla volta, diventa l’inferno; anche Paula beve, ma i dottori non sanno o non vogliono curarla e ignorano le violenze del marito, fingendo di credere che si sia veramente fatta male inciampando nelle porte.
Pur trattandosi di una vicenda tragica, nei flashback della protagonista emerge di continuo quella voglia di vivere tipica degli scrittori irlandesi, e il sorriso si intreccia continuamente al dramma, disegnando un ritratto di donna difficile da dimenticare.

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