IO PROVO A VOLARE

IO PROVO A VOLARE

Categorie: 2010 - 2012
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Omaggio a Domenico Modugno

di e con
Gianfranco Berardi

e la partecipazione di
Davide Berardi, voce solista e chitarra
Giancarlo Pagliara, fisarmonica
Vincenzo Pede, percussioni
Ciccio Salonna, contrabbasso

Regia Gabriella Casolari e Gianfranco Berardi
produzione: Compagnia Berardi Casolari

PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA – JoakimInterFest di Kragujevac (Serbia)
“for aesthetic emotion, pure and joyful that was caused in cheerful audience”

PREMIO DEL PUBBLICO – JoakimInterFest di Kragujevac (Serbia)

Il desiderio di dedicare uno spettacolo a metà fra il teatro e la musica al grande Domenico Modugno nasce dal voler omaggiare un emblema  del cinema, del teatro e della musica popolare italiana e,  per ribadire innanzitutto a noi stessi,  chi siamo, da dove veniamo, dove siamo diretti. Sin da principio,  lungo il nostro percorso artistico, più volte ci siamo fermati ed interrogati di fronte all’opera di maestri come Modugno, Totò, Pasolini  ed altri, come di fronte ad un grande patrimonio, da utilizzare come trampolino per nuove creazioni che partendo dalla tradizione popolare possano avere una forza comunicativa contemporanea e  un’ espressività   universale. Così un po’ per gioco un po’ per sfida, nasce “Io provo a volare”, drammaturgia originale, che a partire da cenni biografici di Domenico Modugno e dalle suggestioni delle sue canzoni, racconta la vita di uno dei tanti giovani cresciuti in provincia  pronti, sull’onda del mito,ad affrontare ogni peripezia per realizzare il sogno di  diventare artisti. Ed è proprio attraverso la descrizione delle aspettative, delle delusioni, degli sforzi e degli inganni subiti da truffaldini incontri che si articola il viaggio  fra comici episodi  della realtà provinciale e alienanti esperienze metropolitane. La storia vede  lo spirito di un custode di un teatrino di provincia che, a mò di vecchio capocomico, torna in scena ogni notte,  a mezzanotte,  in compagnia dei suoi musicisti all’interno del teatro in cui vaga  e su cui mosse i primi passi. Così fra racconto, musica e  danza , si rivivono episodi della sua  vita  : i sogni, gli incontri, gli stages, le prove , la fuga, la scuola, il primo lavoro e l’amaro rientro al paesino,al  quale, dopo aver provato  tutte le strade possibili , ritorna  . Ma come se non bastasse , il piccolo e romantico cinema in cui aveva cullato il sogno  artistico, non è più quello di una volta. Così per amore dell’arte  e della propria felicità, il giovane decide di entrare di nascosto nel teatro e pietra dopo pietra demolirlo. Il lavoro quindi, utilizzando la figura di  Modugno , come simulacro rende omaggio agli sforzi ed al coraggio  dei lavoratori in genere, dello spettacolo  in particolare,che, spinti da passione, costantemente si lanciano all’avventura in esperienze giudicate poco dignitose, solo perché meno visibili. Poesia e comicità sono gli ingredienti principali di questa ricetta che attraverso un uso sui generis della luce trasmette atmosfere emotive, suggestioni e ricordi  indimenticabili cercando di risvegliare nel pubblico quel sogno di libertà di cui Modugno si fece portavoce e simbolo.

Confidenze dell’autore

Il sogno, la realtà, la percezione dell’uno e dell’altra che ognuno di noi ha e di cui si convince  giorno dopo giorno sempre di più. La presunzione, il cieco perseguimento delle proprie idee,  la dura  e spesso ipocrita realtà con cui scontrarsi. L’errore, base della ricerca, grande assente in una società che riconosce i prodotti finiti e competitivi piuttosto che i processi con i suoi naturali tempi d’evoluzione.  Il dolore, sola via in grado di consentire uno sviluppo della coscienza, limitata com’è ormai nella nutrizione e costretta ad una condizione di esperienza sempre più veloce e programmata. Il buio, il mistero, l’ignoto, mete di un individuo, di un me, alla ricerca di un sé perso  e confuso nelle mille tentazioni dell’Io. L’Io, il sé, il sogno, la realtà, il teatro , portale del sentire, dell’intuire, canale per diagnosticare e guarire. E così nasce Io provo a volare, il desiderio di ricostruire dentro di sé, intorno a noi, l’idea di nido per poter planare sicuri verso gioie sconosciute. Così nasce un’indagine introspettiva che si allarga all’analisi di una condizione diffusa e condivisa; così da spunti autobiografici, biografici e da aneddotistica racimolata fra miti, colleghi e coetanei, emerge la volontà di gridare un rifiuto  alla propria paura di affrontare  il mondo, il desiderio di riconoscersi fragili, soli, la speranza di riscoprirsi onesti innanzitutto con sé stessi “vedere o non vedere, questo è il problema, guardare dritto in faccia la realtà che mi circonda e mi spaventa e affrontarla con coraggio per cercare di cambiare o tenere tutto quanto dietro un velo che mi copre gli occhi ed il cuore e m’impedisce di soffrire?…” Intanto procediamo: Co.Co.Co., collaborativi in maniera costante e continuata, come il mondo del lavoro cinico ed alienante c’insegna, nel tentativo di ristrutturare il pollaio in cui da tempo svolazziamo tronfi e litigiosi.
COraggiosi, per favore, COstanti e COnvinti per la rivoluzione che porterà a smettere di essere pollastri rantolanti, illusi di volare come falchi nel blu dipinto di blu.
Gianfranco Berardi

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